05/02/15

Salute Mentale, addio?


 
La vera vittima di questa crisi finanziaria indotta e della diffusione della menzogna, entrambe di chiare origini artificiali e colpose, è la nostra anima: il vero obiettivo dei predatori manipolatori. Occorre porre la massima attenzione a non farsi coinvolgere più di tanto in profondità dalle pessime congiunture finanziarie e dalle propagande sibilline dei media. Siamo in guerra per cui è necessario organizzarsi per la sopravvivenza. Di fondamentale aiuto è la relazione sociale diretta, franca ed amichevole. Le identità vanno poi ben protette per non inficiare la salute fisica. Siamo costretti a vivere un periodo di intensa trasformazione per cui è necessario comunque convivere con queste operazioni in corso. Riorganizzare le proprie esistenze, magari recuperando luoghi e persone perdute, memorie accantonate, scoprendo risorse inattese, senza utilizzare farmaci. La difficoltà maggiore che incontreremo infatti è, a mio parere, psicologica, non materiale. Il campo dell’ultimo combattimento avverrà infatti, probabilmente, all’interno di ognuno di noi. Conoscere le vere cause e gli effetti di quanto accade al nostro intorno aiuterà senz’altro ad affrontarli con la giusta determinazione, avvelenamenti vari (neurotossici, guarda caso) compresi. La menzogna invece contribuirà a sviare le nostre preziose energie in luoghi sterili. La vigilanza interna ed esterna non dovrebbe mai cessare di agire. Questo stralcio di articolo che segue, dell’agenzia ADN Kronos, offre un quadro reale della situazione psicologica di massa in questi momenti oscuri:

La scure del futuro incerto e della precarietà lavorativa si abbatte sulla psiche degli italiani. Ed è boom di 'malati di crisi', persone psicologicamente provate che tendono a isolarsi e cadono nella rete dei disagi mentali. Sono uomini e donne (la componente rosa pesa in misura lievemente maggiore) e hanno in media 50 anni, ma ci sono casi di 'vittime' 25enni o della terza età. La crisi non fa differenze di ceto o professione. A chiedere aiuto sono soprattutto piccoli commercianti, dirigenti d'azienda e paradossalmente chi lavora nell'area delle 'professioni d'aiuto', come educatori o operatori socio-assistenziali.

E' il quadro tracciato oggi a Milano da un team di specialisti che ha uno sguardo privilegiato su questi pazienti dell'era moderna: gli esperti dell'Osservatorio sulla crisi del Policlinico di Milano, inaugurato 3 anni fa, con l'Italia in piena recessione. Un fattore cruciale, spiegano i camici bianchi, se si pensa che l'identità lavorativa è protettiva per la salute mentale, con le relazioni familiari e sociali e la sicurezza economica. E' così che la crisi fa mancare il terreno da sotto i piedi colpendo 2 volte: a livello psicologico e isolando le sue vittime.

"L'aggravarsi della crisi finanziaria stessa, la mancanza di sicurezze lavorative e di guadagno - spiega Carlo Altamura, professore ordinario di Psichiatria dell'università degli Studi di Milano e direttore del Dipartimento di neuroscienze e salute mentale del Policlinico - determinano esaurimento e stress che sfociano in fragilità già presenti negli individui: in generale hanno spesso aggravato alcune malattie e ne hanno ‘slatentizzato’ di nuove". A preoccupare gli esperti l'andamento di alcolismo, ansia, depressione, patologie cardiovascolari, suicidi.

Nel periodo compreso tra il 2009 (inizio crisi) e febbraio 2013, la percezione di un peggioramento della situazione economica è aumentata dal 53% al 62%. Nella psiche degli intervistati il futuro è nero anche per quanto riguarda la situazione economica della propria famiglia: se a gennaio 2009 tale percezione è pari al 31%, a febbraio 2013 sale al 58%.

Inoltre, il 48% degli italiani consiglierebbe un medico o uno specialista a un amico in difficoltà. Secondo i dati del Rapporto OSMED 2014 sull'uso dei farmaci, gli italiani consumano un numero sempre più elevato di antidepressivi.

Ma chi sono gli individui potenzialmente a rischio ora e nei prossimi anni? "E' probabile - osserva Altamura - che siano i cosiddetti 'pazienti della post-modernità', caratterizzati da un sé fragile e portatori di disagi psichici legati a tematiche di narcisismo e dipendenza, patologie in crescita sin dagli anni '90: sostanze, gambling, shopping compulsivo e working addiction".

Nella crisi, conclude Altamura, "… le persone in cui il disagio e le difficoltà iniziano ad andare più in profondità, provocando per esempio ansia e insonnia; l'ultima è quella in cui ci si addentra nella malattia mentale, in cui viene meno la molla della reattività. Se nel primo caso la maggior parte riesce a far fronte alla situazione sfruttando le proprie risorse, nel secondo bisogna chiedere aiuto al proprio medico o a uno psicologo. Quando si arriva al cosiddetto 'punto di rottura' bisogna affidarsi allo psichiatra".

E' stato osservato "che ad ogni crescita del 10% del tasso di disoccupazione corrisponde una crescita dell'1,4% del tasso suicidario e che nell'Ue l'aumento della disoccupazione ha portato ad un aumento del 28% della mortalità legata all'alcol."
 

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