12/07/16

La Ballata di Rienzi (aggiornato)


Parabola dell’abuso di Potere

Il nostro beneamato 'premier' deve la fortuna della sua sorprendente carriera politica all'assonanza del suo cognome con il titolo (ed il contenuto) di quest'opera wagneriana? 

Rienzi, l’ultimo dei tribuni è la terza opera di Richard Wagner e tratta della vicenda storica di Cola di Rienzo, il notaio papalino del Trecento che tentò di restaurare in città la repubblica sul modello dell’antica Roma, facendosi nominare Tribuno della plebe.

Imponente dramma in cinque atti, Rienzi rispecchia lo stile del Grand-Opéra francese, dominante allora nei teatri di tutta Europa. In quest’opera però le peculiarità di tale stile sono volutamente esasperate da Wagner in ogni aspetto, come dichiara egli stesso: «Il Grand-Opéra con tutta la sua pompa musicale e scenica, la sua passionalità ricca di effetti e operante con masse musicali, stava di fronte a me e la mia ambizione artistica mi spingeva non solamente ad imitarla, ma addirittura a superarne tutte le passate manifestazioni con un dispendio illimitato di energie.» In effetti il ventisettenne Wagner riuscì a portare davvero all’estremo ogni aspetto del Rienzi, tanto che alla prima rappresentazione a Dresda l’intero dramma, inclusi gli intervalli, arrivò alla durata record di sei ore.

L’idea dell’opera gli era venuta nel 1836 con la lettura del romanzo di Edward Bulwer-Lytton 'Rienzi, the last of the Roman Tribunes', a cui seguì l’anno seguente la stesura del libretto e finalmente, nell’agosto del 1838, l’inizio della partitura. La prima rappresentazione del Rienzi fu al Teatro di Corte Reale il 20 ottobre dello stesso anno con un successo immenso: Wagner, da totalmente sconosciuto compositore in continua difficoltà economica, passò ad essere eletto Kapellmeister del teatro di Dresda, potendosi finalmente stabilire nella capitale sassone.

Rienzi rappresenta il primo grande successo del compositore tedesco, un successo che non si ripeterà più fino a oltre un decennio dopo, visto che i primi grandi drammi nel suo stile del tutto innovativo e mai visto prima furono del tutto incompresi e per molto tempo non accettati dai pubblici europei.

Il manoscritto del Rienzi era nelle mani di Hitler (fervente ammiratore dell’opera) e di conseguenza andò perso nei bombardamenti del 1945. Non esiste quindi un’edizione di riferimento e molte sono le versioni possibili, con incisioni su CD che vanno da due a quasi quattro ore. Con i suoi 150 minuti la messa in scena del Rienzi nel 2010 alla Deutsche Oper di Berlino è una versione drasticamente condensata e distribuita in due atti dal regista e scenografo Philipp Stölzl che qui utilizza in larga misura il mezzo filmico (mezzo di propaganda favorito dai totalitarismi del XX secolo) nello stile dei cinegiornali dell’Istituto Luce italiano o dei documentari di Leni Riefenstahl. 

(post tratto da 'L'Opera in Casa' - immagine di freeskies)

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